sabato 21 marzo 2020

American horror story Cult.



Buona sera miei cari amici lettori.
Come state passando queste lunghe e calde giornate di inizio primavera?
Io mi sto distraendo tra la rilettura di Harry Potter e il calice di fuoco e la visione di film della Ghibli che mi sta affascinando un sacco con le sue storie particolari.
Ma, siccome rimango sempre indietro con i post, oggi vi parlerò di una serie tv: la 7° stagione di American Horror story, ovvero Cult.


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Da molti mesi mi ero allontanata dal mondo di American horror story a causa della delusione che la 6° stagione, Roanoke mi aveva provocato. Nonostante questo, pochi giorni fa ho sentito l’esigenza di tornare in questo mondo macabro e cervellotico, di tornare dagli attori che mi sono entrati nel cuore e dalle dinamiche un po’ complicate e perverse che caratterizzano questa serie tv.
Ed è così che mi sono tuffata nella 7° stagione, Cult.
Cult è incentrata sulle elezioni e sul governo in sostanza, sulle opposizioni del popolo americano che si spacca tra i vari candidati alla presidenza.
Ma non è solo politica, nonostante sia ovviamente molto presente nella trama.
Ammetto che le votazioni e le diverse fazioni vengono davvero prese troppo a cuore dai protagonisti che si disperano, impazziscono e si esaltano decisamente troppo.
Primi fra tutti Kail, il personaggio più affascinante, perverso, pazzo, psicopatico e carismatico della serie, che si mette in testa di essere una specie di dio sceso in terra per guidare il popolo verso i cieli...beh non che sia un angelo, tutt’altro.
In realtà Kail mette su una setta vera e propria, dedita a fare pulizia tra la gente reputata immeritevole di vivere.
Kail sceglie personalmente i componenti della sua setta, tutta gente alquanto schizzata che ha diversi problemi a vivere nella società, se vogliamo possiamo definirli quasi “reietti” della società.
Troviamo una giornalista afroamericana che fatica a prendere piede nel suo campo, superata sempre da giornaliste veramente poco professionali ma disposte a vendere il proprio corpo per avere i pezzi migliori, una coppia di lesbiche in crisi dove una delle due è affetta da fobie estreme che la portano a perdere sempre più spesso il controllo, una ragazza sadica che si scoprirà avere un legame molto forte con Kail, un poliziotto corrotto che ancora non ha fatto i conti con la propria omosessualità e altri vari personaggi della stessa risma.
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Ovviamente il più svitato di tutti è Kail stesso ma non sono riuscita 
ad odiarlo sebbene faccia cose orribili, è un personaggio affascinante e il fatto che il mitico Evan Peters lo interpreti fa la differenza.
Trovo che Peters sia un attore davvero bravo, specie nei ruoli come questo in cui si ritrova a dover interpretare pazzi furiosi , riesce sempre a donare un’anima anche al peggior personaggio.
Molto brava anche la Paulson che impersona quasi sempre donne con gravi patologie mentali, anche lei ha saputo rendere il suo personaggio un mix di bontà e crudeltà inimmaginabili, quasi un rovescio della medaglia.

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Ho seguito con interesse e apprensione Cult perché volevo proprio vedere come tutto sarebbe finito...ed è stato un bagno di sangue inaspettato.
Ok che si parla di American horror story, ma con Cult hanno davvero scavalcato i limiti del lecito sconfinando nella tragedia vera e propria.
È un crescendo di delitti, torture, sangue e violenza, tradimenti e sotterfugi, strategie e tornado di follia.
Insomma, una serie da mozzare il fiato che mi sono divertita moltissimo a seguire cercando di capire e prevedere chi avrebbe ucciso chi e chi sarebbe, infine, sopravvissuto.
Il finale può essere buono oppure no, dipende dai punti di vista ma se c’è una cosa che la serie mi ha insegnato è che non ci sono mai personaggi totalmente buoni o totalmente cattivi, ognuno ha in sé ombra e luce in livelli più o meno equi e che se un personaggio è buono all’inizio, nel corso delle puntate può diventare il re dei cattivi e viceversa.

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Inoltre si toccano tematiche davvero delicate come la violenza sulle donne, il razzismo, il maschilismo e la politica.
Ognuno dei personaggi presenti porta sulle proprie spalle un disagio, chi non riesce a fare i conti con la propria omosessualità, chi non riesce a farsi accettare dagli altri, chi si sente sempre il numero 2, chi viene soggiogato da persone più forti, chi non crede più nell’amore.
Insomma trovate un po’ di tutto in sole 11 puntate.
Sono contentissima di essere tornata quindi da una delle mie serie tv preferite di sempre. 

Bene amici, con questo, per stasera è tutto. Ci vediamo domani con una bella recensione.
Bacioni💖





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